Il mondo è fatto di stories e di social post. E poi di cose vere.
I contenuti vengono creati in centinaia di migliaia ogni minuto su Instagram, Facebook e all’interno di tutti gli altri social network che nascono e nasceranno in futuro. E molti di loro, hanno vita breve. Si tratta di un fenomeno pervasivo, che prevalica i confini digitali per spostarsi nella “vita vera”: in strada, in store, nei prodotti – in life, appunto. E allora, una domanda sorge spontanea:
Come incidono i social e il digitale nel pensiero e nella creazione di prodotti e servizi fisici?
Tutto è nato con i cuscini a forma di emoji
Li ricordi? Erano e sono tutt’ora molto brutti 💩. Quelli non di marca, poi, propongono non tanto emoji, quanto piuttosto veri e propri mostri: deformati, scoloriti, agghiaccianti. Dai un’occhiata alle proposte su Amazon (il sito internazionale, sempre più divertente e ricco di chicche).
Nella loro semplicità, i cuscini-emoji sono stati solo un primo esempio di qualcosa di profondamente rivoluzionario: lo sforzo di rendere fisico uno stimolo digitale, di passare dall’on line all’on life.
Come ho già anticipato, il mio interesse è rivolto in particolare alla progettazione di nuovi prodotti, spazi fisici e retail. In che modo il nuovo alfabeto digitale è entrato nel design? Un primo stimolo a riguardo è l’articolo “How (and why) D2C brands are moving into physical retail ”, che offre primi spunti. Non tutto il digitale può infatti essere “trasportato” nel reale. E qui entra in gioco la social media optimization.
Per social media optimization si intende (tra i diversi significati) la necessità per il designer di prevedere elementi ad alto tasso di “instagrammabilità”.
Aggiungo: possibilmente rispettando i nuovi trend dei colori più di moda – come il Living Coral 16-1546 eletto pantone del 2019.
Se guardi bene, le “soluzioni fisiche” (non saprei come chiamarle meglio…) di maggiore successo oggi rispettano proprio questi canoni. Per convincerti, cito alcuni casi interessanti dal food e dal fashion.
Da Peggy Porschen alle Saucamole, senza mai dimenticare il rosa
Il mondo del food ha saputo approfittare più di qualunque altro dei nuovi codici digitali e social. Già a partire dai menu: l’ultimo report sui trend food e beverage di Edelman ben ripreso dall’articolo “Avocado mania: come le Instagram Stories hanno contribuito a diffondere i trend food del 2018” parla di Going Beyond Taste.
“Bisogna tendere a curare sempre più l’aspetto visuale della comunicazione, con una particolare attenzione a fare emergere la brillantezza dei colori e le consistenze degli ingredienti. Questo approccio permette più facilmente di convincere gli utenti della bontà di un piatto. In questo modo, oltre al gusto, è appagata anche l’esigenza sempre più urgente di condividere online le foto dei piatti scelti.”
In un articolo a mia firma pubblicato sul numero cartaceo di Marzo 2019 di Food Service (lo trovi a pagg. 38 / 39), ho citato due esempi di spazi fisici.
A Londra, la pasticceria Peggy Porschen è la meta preferita di influencer e brand: a prima vista, è anche facile capire perché.
L’Italia non è però da meno: un esempio geograficamente più vicino ma comunque efficace è infatti quello di Rosa&Co, in Corso Garibaldi a Milano.
Lavori così raffinati e complessi non sempre sono fattibili. Sono allora frequenti gli hashtag disegnati sulle mura, piuttosto che specchi e photobooth per facilitare ai clienti lo scatto di foto indimenticabili e la condivisione dell’esperienza con amici e contatti.
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Un secondo settore che da sempre capisce molto bene i nuovi linguaggi – compreso quello del digitale – è il fashion. Saucony ha lanciato per esempio un’edizione limitata delle proprie sneaker, Shadow 600 Avocado Toast, pensate e disegnate per assomigliare all’ormai iconico avocato toast – probabilmente, il cibo più social del 2018.
Et voilà, le Saucamole.
From digital, to physical: attenzione alle bucce di banana esperienziali
Per la definizione stessa di “esperienza” – così soggettiva e particolare – le sfide per l’Experience Designer sono sempre tantissime.
Quando poi il digitale si traduce in reale, se ne aggiungono altre due: le prendo come consigli e linee guida che mi sento di darti per evitare bucce di banana esperienziali.
🍌 I social media sono nativamente istantanei, temporanei, sfuggenti: ciò che è un trend in un dato momento storico, nel momento appena successivo è già passato. Sta a te comprendere e quantificare con il giusto livello di precisione tale bilanciamento fondamentale per non dedicare tempo e sforzi a qualcosa che, forse, non esiste già più.
🍌 Stai sempre attento al paradosso social: un elevato tasso di instagrammabilità e di social media optimization rischia di incidere negativamente sullo scontrino – stimolando la persona a fotografare, dimenticandosi però di consumare.
Che strana la vita del consumatore contemporaneo, eh? 🥑
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